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Giovanni Galli: «Pioli parafulmine, ha fatto rilassare la società. Serve un dirigente forte come Galliani»

3 min di lettura

Le parole dell'ex portiere della Fiorentina: «Vanoli carica troppo un ambiente già paralizzato dalla paura. Mandragora doveva lasciare il rigore a Kean»

Sul Corriere della Sera intervista a Giovanni Galli sul momento della Fiorentina. Ecco alcune sue parole: «Il calvario del '78 con tre allenatori? L’ultimo, Beppe Chiappella, trovò la chiave giusta portando serenità e leggerezza. Pretendeva rispetto delle regole e professionalità, ma non gridava se un attaccante sbagliava un gol. Casomai, lo incoraggiava. Vanoli, invece, carica ancora di più un ambiente stressato e paralizzato dalla paura. Non credo sia la medicina migliore. In certi momenti, meglio stemperare le tensioni che alimentare il fuoco»

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ASPETTATIVE. «A inizio stagione tutti erano convinti che la Fiorentina avrebbe fatto un grande campionato. E io tra questi: dopo i 65 punti con Palladino, credevo che con Pioli sarebbe arrivata al traguardo dei 70. Per provare a capire cosa c’è dietro la crisi bisogna ripartire dall’inizio. L’ingaggio di Stefano, un tecnico esperto che ha vinto uno scudetto meraviglioso con il Milan, ha liberato inconsciamente i dirigenti. Avranno pensato che dopo due allenatori bravi ma giovani, come Italiano e Palladino, era arrivato il momento di rilassarsi. Una società non può mai abbassare la guardia. Lo stesso discorso vale per i giocatori. Pioli è diventato il parafulmine di una squadra senza leader. Noi, al di là del talento, avevamo gente carismatica come Galdiolo e guerrieri come Alessio Tendi. Il calcio è cambiato, ma le regole di uno spogliatoio sono sempre quelle». 

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RIGORE. «Certi teatrini non mi piacciono. Mandragora l’ho sempre difeso, mi piace per tante ragioni, ma doveva lasciare l’incombenza a Kean, che ha bisogno di ritrovare il gol e la tranquillità. Quel rigore poteva cambiare la sua partita. E nell’economia della squadra, Moise è più importante di Mandragora». 

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DEA GEA. Gli errori del portiere a Reggio Emilia: «De Gea la partita non la gioca, la subisce. Mi sembra sconfitto in partenza e questo non va bene da uno che ha la sua esperienza»

KEAN. «È anche sfortunato perché ha preso tre pali. L’impegno non è mai mancato, ci mette sempre tutto quello che ha. La verità è che l’anno scorso, grazie a Palladino, giocava da solo e liberava l’istinto. In questa stagione, sia con Pioli sia con Vanoli, deve stare dentro lo spartito e le cose non vanno. In Nazionale è Retegui che si sacrifica per Kean. Nella Fiorentina invece nel cuore dell’area ci sta Piccoli. Moise deve essere libero, come lo era Batistuta che pretendeva di avere tutto il fronte d’attacco a disposizione».

SOCIETA'. «Alla Fiorentina serve un dirigente forte che sappia mettere in riga il gruppo. Uno come Galliani, come era prima Moggi o come Sabatini. Però voglio aggiungere una cosa. La società avrà le sue colpe, ma non bisogna dimenticare che era strutturata così anche l’anno scorso quando è arrivata sesta. Ora l’assenza inevitabile del presidente Commisso si fa sentire e c’è un’emergenza da fronteggiare. È necessario un uomo di personalità che sappia dialogare con lo spogliatoio e l’allenatore».


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