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Repubblica - Pioli e Vanoli incapaci di cambiare gioco. Malumori e gelosie tra i giocatori

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Entrambi gli allenatori non hanno trovato gli strumenti giusti per svoltare tatticamente. Nel mentre, del gruppo squadra granitico dell'anno scorso non è rimasto niente

Repubblica si concentra sugli errori del mercato estivo della Fiorentina e le conseguenti difficoltà tecniche. Pradè e Goretti hanno realizzato un mercato solo all’apparenza all’altezza della situazione: la conferma dei big, ottima mossa, ha però generato lacune in altri ruoli, con un centrocampo non all’altezza e un’assenza di esterni che ha reso il 3-5-2 l’unico modulo utilizzabile. E qui entra in gioco la parte tecnica. Né Pioli prima né Vanoli poi hanno trovato gli strumenti giusti da un punto di vista tattico per svoltare. 

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Pioli in estate era partito con un’idea di tridente offensivo poi risolto in un più conservativo centrocampo a cinque. Una strada che ha portato il tecnico in un vicolo cieco, a cui si aggiunge un’incompatibilità di vedute con un gruppo con cui non è mai scattata la scintilla. Vanoli invece ha impostato la sua esperienza sulla grinta, sulla filosofia applicata al calcio, sul noi al posto dell’io ma tatticamente non ha cambiato di una virgola lo spartito di Pioli, finendo anche lui prigioniero di un modulo statico. Un modulo che, giovedì in Conference, l’unica volta che è stato modificato nel 4-2-3-1, ha portato all’unica vittoria della sua gestione.

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E poi c’è la squadra. Del gruppo granitico che l’anno scorso si aiutava su ogni pallone non è rimasto niente, lacerato al suo interno tra gelosie, malumori e scenate evidenti, come nel rigore di Reggio Emilia tra Mandragora e Kean. Due senatori portavoce di un’unità mai trovata che è sfociata in tante rimonte da situazione di vantaggio, da poche gare recuperate e da nessuna vittoria. Con un mesto ultimo posto in classifica e una città neppure più arrabbiata, ma rassegnata alla retrocessione.

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