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Il tempo dell'immobilismo è finito. La priorità è il dirigente sportivo: la proprietà faccia qualcosa

4 min di lettura

Prima ancora dell'allenatore, prima ancora del dirigente 'di campo', c'è urgente necessità di un dirigente sportivo che prenda in mano una situazione catastrofica

Sono giorni in cui ci si chiede se mai arriverà il giorno in cui la Fiorentina toccherà finalmente il fondo, così da iniziare una risalita. Ma quel giorno non arriva. Una metafora forse banale, ma davvero efficace per descrivere la caduta libera di una squadra e di una società che sembra non finire mai. L’ultimo esame fallito, quello col Verona, ha trascinato il popolo viola in uno stato di profonda depressione, ancor prima della rabbia. 

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D'altra parte, i numeri sono inequivocabili: 6 punti in 15 partite, 9 sconfitte in campionato, ultimo posto in classifica, 4 punti dalla penultima e ben 8 dalla zona salvezza. Le prestazioni dei giocatori sono imbarazzanti, lo spogliatoio è spaccato, l’allenatore non ha inciso minimamente, la società è troppo debole, la tifoseria è sull’orlo di esplodere definitivamente. Quando non funziona niente, è quasi impossibile non lasciarsi andare allo sconforto più totale e rassegnarsi a una retrocessione che oggi sembra inevitabile, nonostante siamo soltanto a metà dicembre.

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Tuttavia, da qualcosa bisogna cercare di ripartire per evitare di fare avverare la più nefasta delle profezie. Proprio perché c’è ancora tempo, proprio perché finché c’è una flebile speranza dobbiamo rimanerci aggrappati. Se si vuole invertire la tendenza, però, bisogna cambiare qualcosa.

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Sotto questo aspetto, le prime mosse della società dopo la debacle col Verona non sono di certo confortanti. Filtrano le solite notizie di un mese fa sui meeting con la proprietà negli Stati Uniti che non finiscono mai, in cui si fanno profonde riflessioni per poi non prendere alcuna decisione. L’immobilismo non può essere proprio di questa società se si vuole evitare la retrocessione.

Secondo chi scrive – perché sia chiaro: è un’opinione personale, qui nessuno ha la ricetta magica per la svolta miracolosa – la primissima mossa che la Fiorentina deve mettere in atto (anzi, avrebbe già dovuto farla da tempo) è ingaggiare un dirigente sportivo di grande esperienza e personalità. Uno che prenda in mano la situazione, che possa entrare nello spogliatoio con una certa autorità, che sia in grado di valutare il contesto e che possa fin da subito avere un impatto all’interno del Viola Park, sia come carisma sia come mosse sul mercato.

Questa mossa è la priorità. Ancor più dell’allenatore. Primo, perché Vanoli è davvero l’ultimo dei colpevoli nella lunga lista attuale, che davanti a lui vede i giocatori, la società e il suo predecessore. Secondo, perché sarebbe opportuno che fosse il nuovo dirigente a decidere se confermare l’attuale allenatore oppure scegliere chi far sedere sulla panchina più rovente della Serie A.

Il dirigente sportivo serve ancor di più del ‘dirigente di campo’, l’ex viola che conosce bene l’ambiente. Una figura del genere sarebbe già dovuta esserci da tempo nella Fiorentina, ma oggi sembra solo una mossa più che tardiva per rimediare all’uragano in atto. Ci perdoni Goretti, ma serve qualcuno con più esperienza perché le mosse da fare a gennaio sono «drastiche» (come ha detto l’attuale ds) e tutt’altro che semplici.

Chi deve prendere questa decisione? La proprietà. Se Commisso non è in grado di prendere questa decisione, la prenda qualcuno che possa fare le veci del presidente. Non è accettabile che non ci sia nessuno in grado di farlo. Un esempio? C’è un amministratore delegato, Mark Stephan, che finora è sempre rimasto nell’ombra, ma al Viola Park si è visto eccome negli ultimi mesi. 

Il meccanismo delle promozioni interne ha fallito. Non possiamo rassegnarci alle parole di Commisso di sette giorni fa, in cui si continua a ribadire la fiducia a figure che, alla prova dei fatti, non sono state in grado di gestire una situazione del genere. È il momento di prenderne atto e cambiare strategia. Se si vuole evitare il disastro, la Serie B nell’anno del centenario, è il momento di prendere decisioni forti.


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