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Graziani a VivoAzzurro TV: «Firenze è stata un’esperienza breve ma molto bella»

3 min di lettura

Dalla Porsche fatta riconsegnare da Agroppi ai segreti dietro al trionfo nel Mundial del 1982, l’ex attaccante della Nazionale si racconta nel giorno del suo 73° compleanno 

La vita sportiva di Francesco ‘Ciccio’ Graziani è stata come una lunga e adrenalinica corsa sull’ottovolante, un’emozionante cavalcata divenuta trionfale l’11 luglio del 1982, quando al ‘Santiago Bernabeu’ di Madrid si è laureato campione del mondo con la Nazionale. Queste le parole principali ai microfoni di Vivo Azzurro TV nel giorno del suo 73° compleanno : “Ero un bambino che sognava di fare qualcosa di importante nella vita sono partito con l’idea di fare il pilota di aerei, ma il sogno vero era quello di fare il calciatore. Quando c’erano i cross di Bruno Conti, Claudio Sala e Causio dovevo alzarmi il più in alto possibile per fare gol. Quando fai quel gesto tecnico è un po’ come volare”. 

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DA SUBIACO A TORINO. “All’età di sedici anni sono andato a Roma, nel quartiere di Cinecittà, a giocare con il Bettini Quadraro. Mi sono quindi trasferito all’Arezzo e da lì ha preso il via la mia carriera, fino a portarmi dove sono poi arrivato”. Esordisce in Serie A nel novembre del ’73, un mese dopo segna il suo primo gol: “Il Torino è stato il club ideale, ho trovato un gruppo di compagni meravigliosi”. Su tutti Aldo Agroppi: “È stato un fratello maggiore per me. Ad Arezzo guadagnavo 250 mila lire al mese, al Torino mi davano un milione. Erano un sacco di soldi. Un giorno passai davanti ad una concessionaria di macchine e vidi una Porsche, costava cinque milioni. La comprai. Quando la vide, Agroppi mi disse che non avevo ancora esordito in Serie A e non potevo andare in giro con una macchina del genere. Mi accompagnò a riconsegnarla al concessionario e mi fece dare una Cinquecento”. 

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GEMELLO DEL GOL. In maglia granata vince lo Scudetto nella stagione 1975/76, l’anno dopo si laurea capocannoniere. Lui e Paolo Pulici diventano per tutti i ‘Gemelli del Gol’: “In otto campionati abbiamo segnato 200 gol. Ci bastava uno sguardo, non parlavamo mai in campo. Credo non ci sia mai stata una coppia così prolifica nel calcio italiano”. 

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LA PARENTESI IN VIOLA. Dal Toro passa alla Fiorentina, dove sfiora un altro Scudetto: “Firenze è stata un’esperienza breve ma molto bella, mi hanno accolto bene e ho avuto un allenatore straordinario come Giancarlo De Sisti”. 

CICCIO E LA NAZIONALE. Sessantaquattro presenze e 23 reti. È una media gol di tutto rispetto quella di Graziani in Nazionale, che fa il suo esordio in maglia azzurra il 19 aprile del 1975 a Roma con la Polonia: “Giocavamo io con il numero 7, Giorgio Chinaglia con il 9 e Pulici con l’11. Quando ero ancora in Serie B mi avevano soprannominato il nuovo Chinaglia, in un’intervista raccontai che mi sarebbe piaciuto molto arrivare ad essere come lui. Vedendomi Chinaglia mi disse ‘Ehi ragazzo, so che hai parlato molto bene di me. Non solo mi assomigli, sei arrivato in Nazionale e ora sei dei nostri. Ti voglio come compagno di stanza’. Gli risposi che per me era un grande onore”.


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