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CorFio - Una sfida tra disperati: la Fiorentina ospita il Verona in cerca di un segnale di vita

4 min di lettura

Scontro ad alta tensione oggi al Franchi. I viola ultimi incrociano sul loro percorso i gialloblù penultimi. Una partita da dentro o fuori

Guai a farsi illusioni e a prendere la vittoria contro la Dinamo Kiev come la ripartenza in una stagione dannata. È solo una goccia in mezzo al mare. L’esame da dentro o fuori, il primo dei tanti per la Fiorentina, è questo pomeriggio con il Verona: ultima contro penultima. Una sfida tra disperati, scrive il Corriere Fiorentino.

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SEGNALE DI VITA. L’Hellas una partita l’ha vinta, e l’ha vinta bene, sabato scorso contro l’Atalanta. La Fiorentina, intanto, si avvitava su stessa, offrendo il suo lato peggiore in casa del Sassuolo. I numeri, che sono lo specchio dell’anima, parlano chiaro. I viola hanno vinto cinque partite, tutte in Conference. In campionato sono ancora a secco e ci sono andati vicini solo una volta a Cagliari, alla prima giornata, raggiunti all’ultimo respiro. Le cose erano diverse e le prospettive più stimolanti. Allora i tifosi sognavano la Champions, oggi sperano di battere il Verona non tanto per salvarsi, ma per sperare di farlo. Per inserirsi nella lotta. La prima vittoria lascerebbe la Fiorentina all’ultimo posto, proprio insieme al Verona, dentro la zona rossa della classifica. Però sarebbe un segnale, quello sì, di vita.

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SVOLTA. Della partita con la Dinamo, modesta sotto molti punti di vista, vogliamo prendere il finale. Da lì Vanoli e i suoi discepoli sgangherati devono ripartire. Quando gli ucraini hanno pareggiato e la Fiorentina si stava perdendo dentro le sue paure, molti hanno pensato che sarebbe finita con l’ennesima rimonta subita. Invece l’allenatore ci ha messo le mani, cambiando giocatori e impianto tattico, passando dal 3-5-2 al 4-4-1-1. Ma soprattutto ci hanno pensato i giocatori. Capaci, per una volta, di tirare fuori l’orgoglio, la rabbia, la voglia di non arrendersi alle difficoltà. Gudmundsson, ma anche Parisi e Kouame, sono entrati bene, come devono fare quelli che partono dalla panchina.

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MESE DELLA VERITA'. Oggi sarà più difficile. Innanzitutto per la forza del Verona, fortificato nell’anima dai novanta minuti giocati ad alta intensità contro la banda di Palladino. E poi perché il campionato conta di più e c’è tanto da perdere con l’Hellas. Una sconfitta schiaccerebbe i viola sul fondo della classifica, soli e angosciati. Anche il pareggio servirebbe a poco. Dicembre è il mese della verità, ed è cominciato malissimo in Emilia. Speriamo che gli interpreti viola sappiano cambiare la storia. La Fiorentina giocherà tre delle quattro prossime gare in casa, contro Verona, Udinese e Cremonese. E dovrebbe vincerle tutte. Senza perdere a Parma subito dopo Natale.

INVERSIONE DI TENDENZA. Per farlo serve una squadra. Serve un’inversione di tendenza brutale. I miglioramenti visti in coppa non sono sufficienti per il campionato. Il problema grave è il centrocampo e, soprattutto, la regia: sia Fagioli sia Nicolussi Caviglia non sono in questo momento una soluzione. Vanoli dovrebbe studiare qualcosa di diverso, ma non è facile. La speranza è Kean nel cuore dell’attacco. Nessuna tra le squadre che lottano per rimanere in serie A ha un centravanti del suo valore. Ora deve cominciare a dimostrarlo. Speriamo che il gol contro la Dinamo sia stata la scintilla. Moise lotta sempre ma deve essere più lucido, freddo, generoso. Poi confidiamo nei progressi di Dodò, nell’attenzione dei difensori, nella svolta di Gudmundsson. Segnali di crescita da confermare e potenziare. Basta non illudersi e il riferimento non è ai tifosi. La squadra deve giocare con l’umiltà degli ultimi e pareggiare l’aggressività del Verona. Solo così può sperare di mettere a frutto la sua maggiore qualità tecnica. La testa oggi conta più delle gambe.


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