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Narrazioni e immobilismo surreali. Così il finale è già scritto. Per cambiarlo serve una rivoluzione totale

4 min di lettura

Situazione della Fiorentina sempre più disastrosa. A tratti surreale. Serve una rivoluzione, negli uomini e nella mentalità

I detrattori più agguerriti diranno ‘tutti i nodi vengono al pettine’, ‘chi ha colpa del suo mal pianga se stesso’ e proverbi vari, più o meno forbiti. Chi aveva ed ha ragione, ormai, conta poco. Siamo sicuri che anche i più acerrimi contestatori dell’attuale proprietà sarebbero ben lieti di mettere per un po’ da parte il ‘lo dicevo io’. In ballo, qui, c’è il bene della Fiorentina. 

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Il copione di questa disastrosa stagione sembra ormai scritto. Ci si può appellare ad ogni qualsivoglia barlume di speranza, ma solo una rivoluzione generale potrebbe invertire il trend. Non soltanto avvicendando allenatori, giocatori, dirigenti, ma cambiando mentalità a cominciare dal vertice della piramide. Non si fa così calcio. Dispiace per la persona Commisso, che ha pensato di approcciare questo mondo come se fosse un’azienda qualunque. Non è così, ci vuole esperienza e meno presunzione. Doti che non aveva, giustappunto, neppure il suo factotum Barone. Ma, almeno lui, in qualche maniera aveva capito come farsi intendere. 

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E così, negli anni, è sembrata normale la narrazione della vicenda Chiesa, Vlahovic, Gattuso, la battaglia ad agenti e procuratori (peccato che in estate sia stata fatta una serie di cose con Lucci alquanto discutibile), le dimissioni di Prandelli, Palladino, Pradè, la promozione di Ferrari, Goretti, la lotta alle istituzioni e ‘lo stadio a Campi’, i lavori sul Franchi, la concessione, le foto con Salvini, il Viola Park che costa svariati milioni all’anno solamente di gestione (come se prima di esso, la Fiorentina, non si fosse mai allenata in quasi cento anni di storia), il cambio del giglio, la maglia arancione, gli attacchi ai fiorentini e mille altre situazioni quantomeno discutibili. Volendo entrare dentro ad ogni singola vicenda faremmo notte. E non troveremmo comunque un punto d’incontro totale. Quello che sta accadendo oggi, tuttavia, va ben oltre il discutibile. Nelle ultime settimane abbiamo sentito parole che, puntualmente e ripetutamente, sono state smentite dai fatti. 

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Vanoli, la chiave di Ferrari, il megafono di Dzeko, il rigore di Reggio Emilia, ‘la prossima è per noi una finale’ (cosa ridetta in vista della gara con l’Udinese), una fascia di capitano che va da un braccio all’altro, due registi imbarazzanti, difensori che prendono gol da chiunque, attaccanti che sbagliano l’inverosimile, e…cosa è cambiato? Nulla. Il mercato di gennaio chi lo farà? Goretti? Con e su input di Vanoli? Che non ha ancora vinto una partita se non con la Dinamo Kiev? Si continua con Dzeko, solo perché è andato a parlare coi tifosi, salvo poi non essere stato mai presentabile sul campo? De Gea, com’è possibile che sia diventato da eroe a problema? Fate qualcosa!

La sensazione che. in ogni singola partita, trasmette la squadra è che questi giocatori si stiano approfittando della situazione. Che tanto, a loro, che gli interessa? Che non vi siano figure in società in grado di prendere e farsi intendere, che per anni la Fiorentina sia andata avanti grazie a meriti individuali esterni a dirigenza e proprietà (oppure vogliamo dimenticare che Italiano è arrivato in tre finali, con Duncan, Jovic, Kouame e Cabral?). 

Serve che ai vertici di questo club cambi tutto, dalla mentalità generale alla quotidianità. Purtroppo, avere un centro sportivo che tutti nel mondo invidiano, se all’interno ognuno fa quello che vuole, se anche nei giorni del ritiro i ‘signori calciatori’ arrivavano in ritardo, non porta a nulla. Sperando che anche questo disperato scritto possa essere da sprone, piuttosto che un altro ‘troppe critiche, metteteci voi i soldi’, non resta far altro che augurarsi che in questo spogliatoio qualcuno accenda la luce, o trovi la chiave, scenda in campo per orgoglio e rispetto. Altrimenti, il finale è già segnato. E, a quel punto, irrecuperabile, almeno nei rapporti. Ultima spiaggia, insomma. Commisso scelga chi vuole, ma lo faccia. E, se possibile, cambi mentalità di approcciarsi al calcio. Quella avuta sin qui non ha pagato. 


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