Tanti errori e la grande sfida della riconferma: salvate il ‘Soldato’ Comuzzo
Il difensore friulano è apparso in difficoltà nelle prime uscite stagionali. Ieri contro il Napoli un altro errore grave
“Il secondo album è sempre il più difficile nella carriera di un artista”, diceva Caparezza. Se volessimo fare un parallelismo calcistico, potremmo dire: la seconda stagione è sempre la più difficile nella carriera di un calciatore.
Lo sta imparando Pietro Comuzzo, disastroso ieri sera nella sconfitta viola contro il Napoli. ERRORI. Erano bastati soli 2’ contro il Polissya, quando il giovane difensore friulano, con la complicità di De Gea, aveva clamorosamente lasciato sfilare l’ucraino Nazarenko, concedendogli un facile gol e dando il via alla fiammata della banda di Rotan.
0-2 dopo 14’ e qualificazione riaperta. Stesso copione - contro un avversario di livello decisamente superiore – ieri sera. Anche stavolta sono sufficienti 2': Comuzzo, in netto ritardo, falcia Anguissa in area. Calcio di rigore trasformato da De Bruyne e 0-1 Napoli.
Come nella gara di Reggio Emilia, al 14’ i viola hanno visto il passivo raddoppiare. Due errori gravi, che hanno entrambe le volte obbligato la squadra di Pioli a partire di rincorsa e rivedere il proprio piano partita. Nel mezzo, la trasferta di Torino, dove il classe 2005 ha dovuto abbandonare il campo per dei dolori allo stomaco.
ESORDIO FOLGORANTE. Sembrano lontani i tempi dell’esordio a sorpresa a Parma, nella prima della scorsa stagione. Ma anche quel meraviglioso autunno vissuto da colonna della difesa a quattro di mister Palladino, nel periodo delle otto vittorie consecutive.
Certo, qualche difficoltà si era già palesata in una seconda parte di stagione sottotono, in cui gli erano spesso stati preferiti Marin Pongracic e Pablo Mari. Sembrava tutto fisiologico, parte del percorso, soprattutto dopo una prima metà così folgorante.
PRECEDENTE. C’è un precedente, sinistramente simile e molto recente, al Viola Park. Si tratta di Michael Kayode. Un anno in più del nostro (classe 2004), esordì proprio come Pietro alla prima giornata. Esattamente un anno prima, a Genova.
Anche lui, lanciato un po’ a sorpresa dall’allenatore dell’epoca Vincenzo Italiano. E anche nel suo caso, ci volle pochissimo tempo per diventare un punto fermo. Complice anche un grave infortunio per Dodo, guadagnò subito la titolarità.
E anche questa volta, le prime difficoltà arrivarono dopo il giro di boa della stagione, quando rientrò l’esterno brasiliano. Quelle vere, invece, arrivarono proprio nei giorni dell’esordio di Comuzzo. Emblematica fu la partita di andata del preliminare di Conference contro la Puskas Akademia.
Due gravi errori nel giro di 12’, ungheresi clamorosamente in vantaggio 0-2 al Franchi. Ricorda qualcosa? Da lì in poi tantissime panchine, un rapporto mai sbocciato con Palladino, la cessione in prestito al Brentford, il riscatto in estate (18 milioni di euro) e il trasferimento definitivo in Inghilterra.
Tantissimi soldi nelle casse gigliate – una plusvalenza pura – ma anche l’amaro in bocca per non aver visto sbocciare definitivamente in maglia viola un ragazzo che sembrava aver tutte le carte in regola per farlo. PAZIENZA. Ci vorrà pazienza e disponibilità a concedere al ragazzo qualche errore, anche grave.
Fa parte del naturale processo di crescita. Qualcuno forse si mangerà le mani per le offerte monstre rifiutate, tra gennaio e l’estate, per trattenerlo. 30 milioni e rotti, in quel ruolo, per un prodotto del vivaio, sono tantissimi.
Ma se si vuole fare di Comuzzo un bene di valore, una colonna della Fiorentina che verrà, la strada deve essere questa: giocare, sbagliare, imparare dagli errori, rigiocare. Senza lasciarsi andare a quella eccessiva fretta di esprimere un giudizio che non ha permesso di valorizzare fino in fondo Kayode.
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