Fiorentina occhio a Ilic: è lui l'arma in più del Torino
Tecnica, testa, conoscenze e colpi: il serbo plasmato sul calcio di Juric è l'elemento più pericoloso dei granata
Quell’abitudine presa a Verona, Juric non l’ha ancora persa. «Dopo molti anni per me resta sempre un bambino…», dice il tecnico di Spalato parlando di Ivan Ilic. E il serbo – che bambino non lo è più da un pezzo – non ha smarrito un’altra abitudine.
Quale? Quella di segnare gol pesanti. Scrive La Gazzetta dello Sport. Fortunati anche, come nell’antivigilia di Natale all’Udinese, ma che valgono oro. E allora, il Toro che proverà tra qualche ora a regalarsi un finale di 2023 con il botto sarà guidato allo stadio Franchi da questo Ilic che promette scintille.
E che ormai è, a pieno diritto, una delle guide del progetto granata.
Un anno dopo
Primo febbraio, circa undici mesi fa. Quella sera, a Firenze, si giocava il quarto di Coppa Italia: Fiorentina e Torino una di fronte all’altra, per l’ennesimo duello di una lunga saga tra Italiano e Juric. Quella sera, poco dopo l’ora di gioco, Ivan Ilic firmava il suo debutto con la maglia granata, subentrando a Karol Linetty.
Pochi giorni prima il Toro si era regalato un acquisto pregiato sul mercato invernale, prelevando il centrocampista serbo dal Verona a fronte di un investimento complessivo da diciassette milioni di euro. Numeri da record nella storia granata: Ilic è stato l’acquisto più caro di quella finestra invernale in Serie A.
È stato anche il calciatore più pagato a gennaio nella storia del Toro, il secondo nella classifica di tutti i tempi. Da Firenze a Firenze: quasi un anno dopo è cambiato tanto. Evoluzione.
Hombre vertical
Già, perché quando il progetto torinista ha preso la curva del terzo anno con Juric al timone, l’altro Ivan – Ilic – ne è diventato un caposaldo. Il giovane sta entrando nell’età della maturità: ventitré anni da compiere a marzo, e un salto imminente da promessa a centrocampista solido e di qualità.
Ilic si è incamminato da qualche mese lungo questo percorso: dopo un avvio di stagione abbastanza in chiaroscuro, a metà dell’autunno ha voltato pagina. Una lunga chiacchierata con Juric all’interno dello spogliatoio, poi testa bassa e pedalare.
Da allora c’è stata la svolta personale, al punto da essere oggi l’uomo della mediana che più di tutti si è plasmato sul gioco di Juric. «Il mister mi ripete mille volte di essere sempre concentrato. Ha ragione lui: devo ascoltarlo», ha raccontato Ilic.
Nel motore del Toro è diventato “l’hombre vertical”, il centrocampista con i piedi dolci e un alto tasso di verticalità. È lui il primo innesco per “alzare” la squadra ed avviare i meccanismi offensivi. Un’attitudine alla quale ha aggiunto pure quella vecchia abitudine…
Il vizietto
Che poi è quella di fare gol. Tre hurrà in questa stagione, di cui uno in Coppa Italia e due in campionato. L’ultimo contro l’Udinese. In tutto, il bottino è di cinque gol in trentatré presenze con la maglia del Toro. Il vizietto del gol ce l’ha sempre avuto: negli anni di Verona, ad esempio, realizzò anche lì cinque reti ma in 76 presenze.
Era più giovane, meno esperto e oggi al Toro la media è decisamente più alta: viaggia esattamente al doppio della velocità. A lui Juric ha affidato anche il compito di battere gli angoli e di calciare le punizioni. Il Toro insegue un gol su punizione dal 21 maggio 2017 in Serie A in un Genoa-Torino (rete di Ljajic): all’epoca il Grifone era allenato da Juric.
Chissà se toccherà proprio al tecnico croato aver prima aperto e poi chiuso questa casistica. Magari tra qualche ora, al Franchi, con il suo bambino-pupillo. Che è oggi la sua arma più letale.
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